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"Domenica era sempre Domenica"




Chi ha avuto la fortuna di vivere a Roma e soprattutto i meno giovani, ricorderanno il titolo di questa, famosa, canzone del 1957,  “Domenica è sempre Domenica” cantata da Renato Rascel  che esprime nella sua semplicità il valore che allora si attribuiva alla Domenica, come, d'altra parte, si legge nel testo stesso:


Domenica è sempre domenica

Si sveglia la città con le campane

AI primo din-don del Gianicolo

Sant'Angelo risponde din-don-dan


Domenica è sempre domenica

E ognuno appena si risveglierà

Felice sarà e spenderà

'Sti quattro soldi de felicità


Il testo era degli indimenticabili Garinei e Giovannini due grandi pionieri della televisione che hanno firmato decine di trasmissioni per il piccolo schermo mentre la musica è stata scritta da un'altra pietra miliare dello spettacolo: Gorni Kramer.

Tanto di cappello a questi artisti che hanno saputo con poche frasi trasmettere il senso più vero di quel modo di vivere.


Oggi abbiamo perso quella semplicità, quella spontaneità che consentiva una vita sociale dettata da rapporti umani più schietti e sinceri.


A quei tempi la felicità come cita il testo era una cosa semplice, che non implicava una particolare "difficoltà". 

Chi scendeva in strada, specialmente, di Domenica era certo di trovare persone disposte a condividere il proprio tempo in una,  cordiale  chiacchierata.

Allora la politica era quella del "campanile" e molti si radunavano intorno alle loro parrocchie anche soltanto per incontrarsi e salutarsi.


L'aria che si respirava  era quella della ricostruzione.

 Quell'Italia che risorgeva dalle ceneri di una guerra che aveva distrutto il Paese e ritrovava, finalmente, la necessaria serenità.


Erano tempi in cui non si viveva ancora l'avvento dell'era digitale ed i rapporti umani non erano inficiati dai moderni surrogati della realtà.


Surrogati, poi rivelatisi non in grado di creare una collettività capace di trasmettere solidi principi morali e sociali 

lasciando così alla rete il destino delle relazioni umane.


Così potremmo dire “La Domenica era sempre Domenica" perché l'amico/a è divenuta merce rara ed uno dei  nostri maggiori nemici è la solitudine. Noi tutti eroi da tastiera non siamo più animali da branco, ma lupi solitari.


I nostri smartphone sono l'unico strumento che ci lega a questo mondo, ormai,  incapace  di restituire all'uomo la sua identità e per ritrovare la propria dimensione non potrà che ricostruirla ripartendo, proprio, 

dai rapporti umani.


Ricreare legami, ricostruire un tessuto sociale che dia priorità ai valori etici e morali, allontanare i conflitti sociali a favore del dialogo e della reciprocità; restituire all'uomo il valore della speranza, il senso del futuro. Ma soprattutto la capacità di sognare.


Questa è la sfida che oggi si impone. 

Forse solo così potremo tornare a goderci le nostre Domeniche per ritrovare, finalmente, quei "quattro soldi de felicità"







 
 
 

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